Mamma massaggiami!

In Africa e in Asia le mamme praticano da sempre l’arte del massaggio sul loro bebè. Una pratica che, invece, in Occidente si è persa, ma che ci sono mille buone ragioni per riscoprire.
Anzitutto perché permette al bambino di prendere coscienza del proprio corpo, e poi perché allevia le coliche e lenisce il pianto, diminuisce lo stress, migliora la qualità delsonno e aiuta i piccoli a sentirsi bene con se stessi.
Il massaggio è uno dei sistemi più efficaci per coccolare e calmare il bambino e comunicargli quella sicurezza e tranquillità che caratterizzavano la vita nell’utero. Il contatto fisico, prodotto attraverso il massaggio, è utile per creare una sorta di continuità tra la vita intrauterina e quella estera; i vari tipi di massaggio neonatale permettono ilcontatto fisico tra mamma e bambino e riproducono quel ritmo e quella ripetitività che il piccolo ha vissuto durante i nove mesi della gravidanza.
Il massaggio produce molti benefici alcuni dei quali hanno degli effetti immediati: il piccolo sarà più sereno e tranquillo, avrà meno difficoltà ad addormentarsi e dormirà più a lungo. Il massaggio neonatale può servire inoltre per ristabilire l’equilibrio emozionale con la mamma e per aiutare il piccolo a superare eventuali traumi affettivi, aiuta a migliorare la circolazione sanguigna e linfatica, favorisce l’idratazione cutanea, ed è utile per prevenire o risolvere problemi come stitichezza, diarrea, coliche gassose, insonnia.

Cos’è l’autosvezzamento?

Autosvezzamento è il termine inesatto ma semplice e immediato per indicare l’alimentazione complementare a richiesta: il più naturale, sano e rispettoso modo per una naturale evoluzione dell’alimentazione dei bambini dall’allattamento ai solidi, guidandoli attraverso il lento e graduale passaggio da una dieta a base di solo latte materno o artificiale all’universo dei cibi “dei grandi” per uno svezzamento senza traumi.
Autosvezzamento è vivere pasti sereni in armonia con tutta la famiglia, pasti durante i quali si mangia tutti assieme e si condivide il piacere della tavola, con tutti i risvolti educativi e culturali che il cibo porta con sé.
Autosvezzamento è lasciare ogni cosa a suo tempo: per introdurlo al mondo dei solidi, lascia che tuo figlio abbia innanzitutto perso il riflesso di estrusione (ovvero quello che fa tirare fuori la lingua se si stimola la bocca, necessario per la suzione al seno, e che molti confondono con l”abitudine al cucchiaino”), che sia capace di stare seduto senza aiuto e che mostri interesse verso quello che i grandi fanno a tavola durante i pasti. Questi sono i segnali che indicano che i bambini sono pronti ad affacciarsi al mondo dei solidi. Ciò avviene di norma attorno ai 6 mesi, a volte poco prima, in molti casi dopo.
L’alimento principale, la base della dieta del bambino, rimane il latte. Ecco perché si parla dialimentazione complementare. Ma mentre tuo figlio continuerà ad assumere dal latte tutto ciò che al suo organismo risulta necessario, imparerà a conoscere i cibi. Forme, odori, sapori, consistenze.
Autosvezzamento è mangiare tutti più sano: per condividere il pasto con il loro bambino ed essere certi di offrirgli la cosa giusta, i genitori vengono stimolati a cucinare sano, per se stessi e quindi per i loro figli, e offrire pasti bilanciati.
Autosvezzamento è rispetto del bambino, delle sue scelte, dei suoi gusti, della sua sazietà e dei suoi no. Rispetto della tranquillità dei pasti, dei genitori e quindi dei figli. Niente pianti perché “non mi mangia”, perché non vuole questo o non vuole quello. Niente stress perché “non ha finito la sua pappa, come farà a reggersi in piedi?”. Niente improbabili scenette per tentare di fargli aprire la bocca e mangiare. I bambini hanno la capacità di autoregolarsi e dobbiamo solo imparare a rispettarli e dare loro fiducia.
Il cibo può essere sminuzzato per facilitare loro la masticazione (Piermarini) o offerto com’è, in forma di striscette e bastoncini che loro succhiano e mordicchiano (Rapley). Aumentando le capacità manuali e masticatorie (sì, masticano anche senza denti) e imparando che il cibo riempie la pancia, la quantità di cibo assunta sarà sempre maggiore, e nel tempo calerà la richiesta di latte. Tutto avviene in maniera molto molto graduale.